Alberto Argenton

 Este 25/05/2016 - 15/05/1942 Malta


Conseguita la maturità classica nel 1935 entra in Accademia Aeronautica, corso "Pegaso", diventando il Capo Corso. Promosso tenente nel 1938, viene assegnato al 4° Stormo Caccia, 97^ Sq., a Gorizia, dove fa parte della Pattuglia Acrobatica sui CR32.  Nel 1940 viene assegnato al 2° Stormo, 93^ Sq., in Africa Settentrionale e, successivamente, ritorna da capitano al 4° Stormo come Cornandante della 91^. L'11 aprile viene trasferito a Gela per scortare i bombardieri. Scompare nei cieli di Malta il15 maggio 1942. Decorato con una medaglia di bronzo al Valore Aeronautico e una d'Argento per l'azione su Malta.
 
Motivazione del conferimento della Medaglia d’Argento al Valor Militare “Alla Memoria” al Cap. Pil. Alberto Argenton

Abile e ardito pilota da caccia in numerose missioni belliche era d’esempio per impeto e ardimento. In una rischiosa azione di scorta ad una formazione da bombardamento, trascinava con impareggiabile ardire la sua squadriglia all’attacco di un numero di gran lunga superiore di caccia avversari impegnando una impari lotta. Inesauribile nella sua foga infliggeva all’avversario duri colpi finché il piombo nemico stroncava tanta generosa dedizione.


 
 
Il capitano Alberto Argenton (arg022)

 
Argenton con due commilitoni appoggiati su un Ro.41 (arg001)

 
Bombardiere S.M. 81 con motori Piaggio P.X. (arg002)

 
 A.S.I. C.R. 32 della 93^ Squadriglia, 8° Gruppo Autonomo C.T. (arg003)

 
A.S.I. il C.R. 32 di Argenton dopo l'incidente causato da un'avaria motore (arg004)

 
A.S.I. il C.R. 32 di Argenton dopo l'incidente causato da un'avaria motore (arg005)

 
Africa Settentrionale Italiana, servizio di guardia (arg006)

 
Africa Settentrionale Italiana (arg007)

 
Africa Settentrionale Italiana, danni causati da un'incursione britannica (arg008)

 
Africa Settentrionale Italiana, danni causati da un'incursione britannica (arg009)

 
Africa Settentrionale Italiana, danni causati da un'incursione britannica (arg010)

 
Africa Settentrionale Italiana, danni causati da un'incursione britannica (arg011)

 
Africa Settentrionale Italiana, danni causati da un'incursione britannica (arg012)

 
Macchi M.C. 200 Saetta. Si noti le dimensioni della croce sabauda e la pitturazione in bianco del codino, adottate per farsi riconoscere dall'alleato tedesco. La forma e le dimensioni della croce identificano questa macchina come di produzione S.A.I. Ambrosini (arg013)

 
Macchi M.C. 200 Saetta (arg014)

 
A.S.I. recupero di un C.R.42  Falco dopo un atterraggio fuori campo (arg015)

 
A.S.I. momenti di vita da campo (arg016)

 
Il cap. Argenton appoggiato all'ala inferiore di un addestratore Breda 25 (arg017)

 
Capitano Alberto Argenton (arg018)

 
Pattuglia di Breda 65 (arg019)

 
Pattuglia di Breda 65 (arg020)

 
C.R.32 con scarichi notturni (arg021)

 
A.S.I. C.R. 32 della 93^ Sq. dell'8° Gr. Aut. C.T. Simbolo individuale di Squadriglia o Reparto dipinto sulla fusoliera del C.R.32 (arg023)

 
 
Da "ALATRICOLORE", luglio - ottobre 2004 / "Lettere al Direttore"

Caro Direttore,
Le chiedo ospitalita' per ricordare la figura del cap. pilota Alberto Argenton, la cui scomparsa nei cieli di Malta (15 maggio 1942) e' giunta al 62° anniversario.
Di Alberto avevo sentito parlare in famiglia quale fratello di mio suocero Aldo, ufficiale dell'8° Alpini, "andato avanti" - come si usa dire da chi porta la penna - lo scorso anno. Ma fu appena nel 1999 che cominciai a vedere con una certa periodicita' a Cividale la vedova, Pia Basaldella, un'anziana spiritosa dalla battuta pronta a dispetto degli anni.
Mi offrii di scrivere qualche riga in ricordo del marito e Lei, con entusiasmo, mi consegno' tutta la documentazione in suo possesso (lettere, diplomi, foto, libretti cli volo, ecc.). Infatti Alberto, nonostante il matrimomo brevissimo, occupa tuttora il suo cuore ed i suoi ricordi. Appresi cosi' che Alberto nacque ad Este il 25 maggio 1916, sesto di una famiglia di 13 figli avviati agli studi superiori ed universitari grazie al padre Aristodemo, docente di francese e futuro preside della Scuola di Avviamento Commerciale e Professionale di Cividale.
Dalla famiglia uscirono cosi ufficiali medici ed insegnanti. Per restare nell'ambito delle Forze Armate, oltre ad Alberto ed Aldo, gli Argenton contarono il com.te pilota Guido (Med. d'Argento al V.M. per salvataggi in mare), l'All. Uff. pilota Bruno, Capo Corso dello "Zodiaco" (scornparso prematuramente durante il corso stesso nel dicembre 1942 per malattia), il Gen. d'artiglieria Mario, reduce del fronte russo e membro del Comando del Corpo Volontari della Liberta' per il PLI ed il dott. Lino, commissario della divisione "Garibaldi Natisone", medico stimato, esponente del PCI e trasposizione vivente del personaggi di Guareschi (era amico fraterno di un sacerdote cieco, che andava a trovare ogni giorno per leggergli il giomale).
Alberto si trasferi' giovane con la famiglia a Cividale, dove frequento' il liceo classico "Diacono" e nel 1931, complice il greto sassoso del Natisone dove d'estate si andava a prendere il sole e fare il bagno, conobbe Pia.
Portato per le novità e l'avventura, quando arrivo' la chiamata di leva Alberto fu sedotto dalla passione per l'aria (dopotutto Cividale, oltre che storica fucina d'alpini, diede i natali a diversi pionieri del volo). Cosi, conseguita la maturità classica nel 1935, il giovane entro' nell'Accademia Aeronautica, corso "Pegaso", diventandone il Capo Corso.
Promosso tenente nel 1938, fu assegnato al 4° Stormo Caccia, 97^ Sq., a Gorizia, dove entro' nella Pattuglia Acrobatica sui CR32. Nel 1939 partecipo' ad un'esercitazione su un Ca309 "Ghibli" con prove a vuoto e zavorrato a pieno carico. Tutto stava procedendo per il meglio quando i flaps, durante l'atterraggio a pieno carico, entrarono in avaria. L'aereo divento' ingovernabile ed Alberto, aggrappandosi alla cloche, riusci a "spanciare" in un campo di grano cavandosela per il rotto della cuffia.
Lo stesso anno, il 25 luglio, Alberto e Pia si sposarono. La vita di coppia pero' fu breve perche' nel 1940 Alberto fu assegnato al 2° Stormo, 93^ Sq., in Africa Settentrionale, dove se la vide brutta un palo di volte. La prima fu il 20 febbraio, durante un volo di esercitazione, quando un gregario "con l'elica sventrava l'ala inferiore destra e tagliava il longherone della fusoliera" del suo CR32 (MM4628).
Anziche' lanciarsi col paracadute, Alberto rimase ai comandi e riporto' l'aereo a terra evitando - come recita il diploma del 21 giugno 1941 della Med. di Bronzo al Valore Aeronautico - "la sicura distruzione del prezioso materiale" . La seconda volta accadde
quando il motore del nuovo CR32 (MM4658) si pianto' in volo.
Anche stavolta Argenton rimase ai comandi e riusci' ad atterrare fuori campo capottando, ma senza conseguenze. Il suo primo volo di guerra inizio' alle 5 di mattina dell'11 giugno, sempre sul fido CR32, e da quel momento fece voli giomalieri di ricognizione, scontri con i Blenheim ed attacchi al suolo fino al 23 giugno, quando ricevette un CR42 (il 21 era infatti rientrato da un'azione contro autoblindo inglesi con i piani di coda sforacchiati dalle schegge del suoi stessi spezzoni, tanto era volato basso).
Il 25 agosto 1940 Alberto fu allietato dalla nascita di Franca, ma non immaginava che il destino lo avrebbe lasciato ancora per poco vicino alla piccola ed alla giovane moglie.
Pochi mesi dopo il neo papa passo' al Reparto Cinematografico di Volo, dove volo' sul MC200 e riprese numerose battaglie aeree, terrestri e navali.
A Pia, per tranquillizzarla, disse che le missioni venivano fatte a rotazione, ma non era vero. Su tutti i nostri fronti i nostri piloti erano sempre gli stessi, i "soliti quattro gatti", e mai soprannome fu cosi appropriato per chi dovette battersi in costanti condizioni di inferiorita' numerica e materiale.
II 28 ottobre, su uno di tali apparecchi, Alberto ebbe un imprevisto. Decollato da Castel Benito per Pantelleria, dopo un'ora si accorse che a causa del vento contrario si era verificato un consumo eccessivo di carburante, tanto da non poter piu' raggiungere l'isola.
Fece quindi rotta sulla Tunisia francese e punto' all'aeroporto di Sfax, ma lo scopri' abbandonato e non agibile. Si diresse allora su un campo vicino dove atterro' nonostante il terreno accidentato e giusto in tempo, perche' il serbatoio era vuoto. Tramite la nostra delegazione, l'aereo fu rifornito, il terreno livellato ed Argenton pote' ripartire il 31 ottobre.
Giunto su Sfax, effettuo'alcuni sorvoli per osservare il fumo delle navi e sincerarsi della direzione del vento, ma quelle evoluziom furono mal interpretate dai francesi. Cosi Alberto, per tacitare i mugugni, dovette espressamente dichiarare nel rapporto "di non aver eseguito alcuna puntata con intenzione sopra le batterie di difesa locale, per il semplice fatto che non ero a conoscenza della dislocazione delle batterie stesse e che io non le avevo viste in volo".
Alla fine del 1941 Alberto ricevette un MC202, e Pia ricorda il suo commento di sollievo: "finalmente smetteremo di rischiare la vita". Tuttavia anche se le prestazioni del Macchi ci ponevano alla pari con gli Spitfire, la superiorita' d'armamento e la potenza di fuoco rimasero appannaggio degli inglesi.
Promosso capitano nel febbraio 1942, Alberto rientro' al 4° Stormo come Cornandante della 91^ e l'11 aprile fu trasferito a Gela per scortare i bombardieri impegnati su Malta.
Le missioni si succedettero ininterrotte fino al 15 maggio, giorno dell'ultimo volo. Quella mattina 30 caccia della 91^ dovevano scortare 3 trimotori SM84 diretti su quell'isola che gli inglesi difendevano ostinatamente, giocando il tutto per tutto. Da parte nostra si giocava invece con la vita dei piloti, perche' si mandavano allo sbaraglio 33 aerei per un'azione limitata e con poche speranze di successo. Su Malta li attendevano infatti gli Spitfire degli Squadrons 249 e 603.
Il combattirnento si accese furioso, il nostro asso Lucchini dichiaro' un abbattimento e tutti concorsero a proteggere i bombardieri, che riuscirono a salvarsi. Alla fine anche i caccia si disimpegnarono, meno uno.
"Sono rientrati tutti, manca solo Argenton", fu la notizia che volo' di bocca in bocca alla base. Nella mischia infatti il suo MC202 (MM7813) era rimasto tagliato fuori, e quattro Spitfire avevano serrato sotto per regolare i conti.
"A ttraverso le comunicazioni del comando di stormo di Comiso e dagli aerei" - riporta Antonino Thzzino nel suo "Le giovani aquile" "si possono ancora seguire le fasi della lotta".
"Non so se ce la faccio a rientrare" , ha detto Argenton.
La muta di Spitfire attorno a lui si e' ingrossata. "Sono colpito, precipito". Si puo' ancora sperare, tuttavia. Non sarebbe il primo caso di un pilota ferito che riesce a tirarsi fuori. "Non ce la faccio piu' ".
Il laringofono trasrnette la voce arrocchita di Argenton. Sono le ultime parole, soffocate dal sangue che gli gorgoglia in gola".
II giomo dopo un CANT Z 506 scortato da 28 Macchi incrocio' a lungo sull'area. Gli inglesi lasciarono fare e non disturbarono le ricerche, ma non si tirovo' traccia del piota ne' del velivolo. Di conseguenza, Alberto fu dichiarato ufficialmente "disperso".
La triste notizia getto' tutti nello sconforto, ed a Pia spetto' l'ingrato compito di far superare il lutto alla piccola Franca, ignara di tutto. Aldo ne usci' distrutto, ed il suo dolore trovo' parziale sfogo in un ritratto, che allego in fotografia, cui dedico' tutto l'impegno possibile.
La burocrazia militare a quel punto si sveglio' e piovvero le medaglie, ormai tutte alla memoria. Il 24 luglio 1942 arrivo' quella di Bronzo al V.M. per il coraggio mostrato nei combattimenti di giugno-novembre 1940.
Segui' il 19 maggio 1950, ad 8 anni dalla morte, quella d'Argento per l'azione su Malta (il diploma non vide pero' la luce prima del 28 settembre 1955). Piu' solerti invece i tedeschi, che il 25 gennaio 1943 recapitarono alla vedova la Croce di Ferro di Seconda Classe.
Nel dopoguerra l'Associazione Arma Aeronautica, Sezione di Udine, intesto' il nucleo di Cividale a nome di Alberto; il Liceo classico "Diacono" gli dedico' un'aula ed il Comune, nel 2001, gli intitolo' una via.
Nd 2003 la vedova, dopo molte titubanze, inoltro' domanda al Ministero della Difesa per trasformare la Medaglia d'Argento in oro. Nella richiesta sottolineo' di non essere mossa da motivi economici perche', grazie al Cielo, problemi di quel tipo non ne aveva. Alla differenza di assegno lei e Franca avrebbero tranquillamente rinunciato, perche' l'unica cosa che premeva era di onorare al meglio la memoria di chi aveva sacrificato la vita per la Patria.
Sul piano logico e del sentimento il suo pensiero non faceva una piega ma in burocrazia, notoriamente acefala, usa muoversi su altri binari.
II 10 settembre 2003 la Direzione Generale del personale le rispose comunicando che "le decorazioni al Valor Militare sono ancor oggi regolate dal Regio Decreto 4 novembre 1932, n. 1423, il quale prevede, all'art. 13, che non e' ammesso reclarno per ottenere per lo stesso fatto d'arme, una decorazione piu' alta di quella gia' concessa. Ad ogni buon conto si aggiunge che, per il secondo conflitto mondiale, i termini per la presentazione di eventuali proposte sono definitivamente chiusi al 30.6.1948, sulla base del R.D. 23 febbraio 1943, n. 16 e delle circolari ministeriali n. 154/I/G in data 24 maggio 1948 (complimenti per la data, n.d.a.) e n. 116520 in data 31 dicembre 1948".
Se il diploma della M.A.V.M. avesse incluso una nota del tipo "la presente decorazione non e' modificabile, perche' i termini per la presentazione di eventuali reclami sono scaduti da sette anni", si sarebbero fatti risparmiare tempo ed aspettative ad una vedova novantenne, e chissa' a quante altre prima di lei.

Caro direttore, Le allego alcune foto di Alberto (sui banchi del "Pegaso, davanti ad uno dei suoi CR32, il CR32 investito, quello capottato col motore piantato, ecc.) senza la pretesa, ovviamente, di vederle pubblicate tutte. Scelga Lei, e faccia delle altre l'uso che riterra' piu' opportuno. Voglio pero' segnalarLe quella con il ritratto di Alberto fatto da Aldo, che Pia conserva in camera.
Si tratta di un disegno ricavato da una foto che sfortunatamente oggi non si trova piu', ma Pia assicura che la riproduzione e' fedele nei minimi dettagli. Si tratta di una delle sue ultime immagini dopo una missione, "rubata" senza dargli il tempo di mettersi in posa.
I suoi lineamenti tesi mostrano tutta la stanchezza e la tensione accumulate, ma quelle labbra, come Pia ed Aldo ben sapevano, non sarebbero rimaste tirate a lungo. Il suo carattere non gliel'avrebbe permesso e presto, anzi prestissimo, il suo volto si sarebbe riaperto nel solito, spensierato sorriso.
Nel sesto anniversario della scomparsa Aldo compose una poesia, che riporto, nella quale piange la perdita del fratello senza manifestare odio o rancore - mite per natura, era incapace di odiare o far del male a chicchessia -, e conclude con la speranza che l'umanita' si ravveda dopo cosi tanto sangue versato.
Con i piu' cordiali saluti di Pia, di Franca, di Elena ed Ugo, figli di Aldo e, naturalmente miei.
Livio FOGAR
Trieste, 26 aprile 2004